
Secondo Marc Prensky i videogame non fanno male ma anzi sviluppano intelligenza e senso manageriale. In parole povere Prensky divide la società in due gruppi, "digital immigrants" e "digital natives", i primi hanno solo la speranza di adattarsi il più possibile alla rivoluzione digitale che li ha investiti nel mezzo della loro vita, ma gli altri ci sono già dentro in tutto e per tutto, sono i giovani umani cross-mediali, quelli che i videogiochi li hanno avuti accanto assieme dalla nascita e ora già mostrano i segni di una straordinaria mutazione genetica e quindi già capaci di avere più oppurtunità nel mondo del lavoro, capaci di avere più creatività e di trovare soluzioni a problemi in pochissimo tempo. In fine spiega Prensky anche se passati 35 anni i videogiochi vengono sempre presi con diffidenza dagli enti televisivi e soprattutto dai genitori di milioni di giovani sottolineando sempre i lati peggiori, tralasciando però le caratteristiche che un videogioco ha per aiutare lo sviluppo intellettuale e creativo.